Premio letterario Lia Varesio 2025 – poesie vincitrici

La seconda edizione del premio di poesia dedicato alla nostra indimenticata Lia si è conclusa, con la premiazione delle due bravissime vincitrici.

Grazie per aver partecipato e complimenti!

 

Prime classificate  premio letterario “Lia Varesio”

 

Parole a un moribondo di Vittoria Palmisano

Lo sforzo che perda
ad abbassare lo sguardo
dalla bassa polvere
al cielo codardo,
che scorre evitando
la vista del pianto
il suono del vuoto
di fronte al suo volto.
Il volto della notte
che cammina soffrendo
che raggiunge il suo buco
senza dare rimorso.
Prendetevi il tempo,
egli urla dal fondo
pesando sul collo
il marchio da empio.

Morso dalla vergogna,
manca di sostegno,
morto per il mondo
quando gli cammina incontro
non si ferma chi gli è intorno!
“Non si guarda il moribondo”
dal profondo dal profondo
Il bambino qua lo porto
ma ora non posso tornare
figlio mio non può giocare
dove l’uomo moribondo
dorme solo nel profondo
di uno spazio per giocare.
Non c’è spazio per soffrire!
Devi andare in altro luogo,
porta tutto il tuo rancore,
le monete, le coperte, le parole
porta ogni cosa tolta
porta chi eri una volta.

Lascia tutto il tuo passato
torvo uomo abbandonato.
Vola via da questo parco
non c’è posto per il pianto.
Non turbare il mio passaggio
non appenderti al mio braccio.
Non lo sai che è sbagliato donare?
Che l’elemosina ti farà solo del male?
Ci farà male, ti farà male…

Mi farà male tendere il braccio,
non ignorare l’impiccio,
incontrare un fratello
durante il nostro viaggio.

Non ti posso aiutare.
Il figlio mio deve giocare.
Vai via da questo parco.

Devo abbassare lo sguardo

dalla bassa polvere

al cielo codardo.

Mentre tu,
vecchio uomo moribondo,
ti ripari dal cielo
e cullato dal suo gelo
dormi solo
nel profondo.

 

 

Senza immobile di Matilda Mendolia

 

La coperta sudicia, bucata

dalle sigarette, quel soffio é

Purificante, di un uomo che

dorme in mutande.

Asciuga dal timore e dall’assenza, le mani,

con l’accendino rubato a tuo figlio che fa

Il tossico in giro.

Ti senti logorato, per ogni sguardo su di te posato,

“ mamma mi rimbocchi le coperte?”

“Signora può dare attenzione al mio corpo inerme?”

Non è il denaro,

Non sono un verme.

La richiesta seducente,

é immortalata,

nell’immobile danza della nullafacenza.

Non vuole un ramino,

Non vuole una monetina,

Vuole le trecce di una dolce bambina,

che chiede alla sua mamma di darti una mano nella tua sfida.

Non è pigrizia, non è neanche malizia ma

Resistenza per una fortuna sventurata.

Ti passo vicino, non è quel ramino ma

un minuto del mio “sacro” tempo lo dedico

a danzare con te un lento.